Massimo Spadari – “Metto in luce le contrapposizioni”

Massimo Spadari nasce nel ’92 a San Donà di Piave. Adora passeggiare in campagna fin da piccolo, sviluppando un profondo legame con la Natura. “Adoravo andare a fare le passeggiate con mio padre e vedere gli animali selvatici”. Durante i suoi studi al Liceo scientifico Galileo Galilei riempiva i suoi quaderni di appunti con bozzetti. “Scrivevo il titolo e poi incominciavo a disegnare, sentivo che era una esigenza.” Disegnava, per la maggioranza, animali di ogni specie e derivazione, con un particolare interesse per le specie avicole (pollastri).
“L’animale è ciò che c’è di più intatto e si oppone all’operato dell’uomo”
Entrato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove tutt’ora studia, si interessa dell’arte incisoria; lavora su diversi stili quali la Litografia(pietra), Xilografia(legno), Serigrafia(telaio) e Calcografia(metallo) riproponendo il medesimo tema liceale. Solo che adesso lo ha metabolizzato. Vede nell’animale, dominato dagli istinti e dai piaceri, una rappresentazione della purezza della natura. La contrapposizione natura e uomo è molto spesso presente nei suoi lavori. Infatti, Il suo ultimo lavoro approfondisce il tema dell’inquinamento, dove rappresenta animali inseriti in mezzo alla “monnezza”. La monnezza è una delle rappresentazioni dell’operato umano che Massimo utilizza nelle sue incisioni.
“L’arte è risolvere i problemi di rappresentazione”
Massimo, questi problemi, li vuole risolvere scavando nelle matrici. “Un gabbiano che vive a Venezia è una contrapposizione” Per i più no, ma per lui è fonte di ispirazione, infatti nel gabbiano vede una adattabilità al sistema, dove l’animale è lontano dal suo habitat. Il contrasto è utilizzato per farci sorgere delle domande e farci interessare al tema proposto. Le sue opere hanno il compito di farci riflettere sul nostro modo di agire e di interagire.
“Goya mi ha ispirato per la sua denuncia alle ingiustizie, Durer per la sua diligenza e meticolosità”
Toccato il tema degli artisti che lo ispirano, estrae pronto la mano indicandomi il numero 4. Le domande gliele avevo già mandate e con la fierezza di uno studente che sa rispondere alla domanda, mi cita in ordine: Albrecht Durer, Francisco Goya, Gustave Dore e Ugo da Carpi. Sicuro dei primi due, ma titubante sui restanti chiedo gentilmente spiegazioni a Massimo, che si lancia su un lungo discorso colorato di lemmi specifici e complicati. Mi invia in live nomi di incisioni dei suoi fantastici 4, come per esempio Aracne di Gustave Dore e il cavaliere, la morte e il diavolo di Durer. Una profonda conoscenza delle varie scremature di quest’arte che rendono i suoi lavori ancora più suggestivi.
“Utilizzo diverse masse tonali di nero e scuro attraverso la tecnica di rarefazione e condensazione creando così diverse tonalità, questo rende tutto più interessante. Se una persona venisse a una mia mostra vorrei che ne uscisse arricchito, dopotutto paga un biglietto”.

Assaggialo.

 

 

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