Guido vs Guido: chi diventerà il Re Gianduja di Torino?

Il gianduiotto, scritto anche giandujotto o giandojòt in dialetto piemontese, è un cioccolatino che nel suo cremoso interno racchiude più di 150 anni di storia.
Si contraddistingue per la sua classica forma di barchetta rovesciata e per i suoi gusti a base di cacao e nocciole piemontesi; è inserito tra i prodotti registrati nelle liste di denominazione P.A.T. (Prodotti Agroalimentari Tradizionali).
Nel 1806 il blocco continentale napoleonico creò una forte mancanza di cacao e aumentò in maniera esorbitante il costo dello zucchero. I piemontesi si adoperarono per rimediare all’inconveniente con l’utilizzo delle nocciole delle Langhe, appartenenti alla loro realtà agricola comoda ed economica.
Nel 1850, l’azienda Caffarel-Prochet realizzò un composto di nocciole tritate e tostate avvolto, per la prima volta nella storia, in una carta dorata di alluminio: Michel Prochet fu l’inventore di quella che chiameremo in seguito, pasta Gianduja (testimonianza di A. Cagliano – ‘’Il Dolce’’, febbraio 1932). Il termine deriva dall’omonima maschera appartenente al Carnevale piemontese.
Quest’ultima nel 1865 in occasione dell’annuale ricorrenza, distribuì per strada ai passanti i ‘’givu’’, bocconcini in forma dialettale, che da quel momento in poi vennero chiamati gianduiotti.
La classica pezzatura di un gianduiotto è compresa tra 8-12 grammi, mentre il colore varia a seconda delle miscele lavorate. Si tratta di un mix denso di nocciola, burro di cacao, cacao e zucchero. Esistono due tecniche di produzione: la prima è l’estrusione che consiste nel colare l’impasto su una piastra senza uso di stampi; in questo modo il risultato è un prodotto soffice, ma non fluido. La seconda è il concaggio, cioè il riempimento di stampi.
A Torino regnano due indiscussi maître chocolatier che da anni si contendono la corona di Re del Gianduja, ma ancora invano: Guido Gobino e Guido Castagna. Sarà un caso, ma entrambi portano lo stesso nome… forse qualcosa vorrà dire.
Gobino è un torinese DOC ed è famoso per essere l’inventore dei ‘’Tourinot’’, i quali si
differenziano per avere una pezzatura di 5 grammi.
Ce ne sono di 4 tipi:
1) Giandujottino Tourinot: la sua dolcezza è conferita da un estratto da bacche di vaniglia
burbon del Madagascar.
2) Tourinot Maximo: è la versione senza latte del Giandujottino Tourinot.
3) Maximo +39: è il più soffice e ha un marcato gusto di nocciola (ne contiene il 39% come suggerisce il suo nome). È prodotto in edizione limitata e si trova solo da ottobre a marzo.
4) Tourinot n. 10: il numero dieci viene messo appositamente per festeggiare i primi dieci anni della bottega di via Lagrange. I suoi ingredienti sono nocciola e cioccolato fondente, ecco perché è sicuramente il più amaro tra tutti. Vi sono note finali di miele, cereali e biscotti.
Castagna ha origini di Giaveno ed anche lui non è lontano dalla bellissima Torino. Conosciuto in città come il padre dei ‘’Giuinott’’, i quali vengono prodotti solo ed esclusivamente con fave di cacao Chuao (Venezuela) e nocciole piemontesi IGP, rispettando al massimo il metodo naturale di produzione (12 mesi di lavorazione per portare a termine il processo produttivo).
Il più buono tra i due? Fatecelo sapere voi!

I gianduiotti di Guido Gobino:

I gianduiotti di Guido Castagna:

#C

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